Occorre un miglior uso della flessibilità,ma dentro il Patto.

Ok alla flessibilità,ma a chi fa le riforme e sfruttando quella già inclusa nel Patto di stabilità.L'Italia ha ottenuto dall'Europa il documento che voleva e che sulla carta dovrebbe rendere più semplice fare gli investimenti per rilanciare la crescita,concedendo più margine di manovra ai Paesi al momento imbrigliati nei rigidi vincoli di bilancio europei.”Sarà la Commissione a decidere come interpretare quel miglior uso della flessibilità messo nero su bianco nelle conclusioni del vertice europeo”,ha affermato la Merkel.

”Qualora un Paese faccia le riforme strutturali,sul serio,ha diritto alla flessibilità più ampia”,ha dichiarato il premier Renzi,al termine del summit che,per la prima volta,ha fatto un esplicito riferimento al “Best use of flexibility”…tutto ciò per noi significa che parlare di crescita non è un optional,ma un elemento costitutivo dell'Unione europea”,ha continuato il nostro premier. Nelle conclusioni del vertice si è chiarito in più punti di che flessibilità l'Europa parlerà da oggi in poi. Potranno essere sfruttate le possibilità offerte dall'attuale quadro di bilancio per compensare la disciplina con la necessità di sostenere la crescita,si dovrà proseguire un consolidamento amico della crescita e differenziato,visti i livelli ancora elevati di disoccupazione e debiti e bassi di Pil.

Si darà infine particolare attenzione alle riforme strutturali pro-crescita,anche attraverso una valutazione appropriata del loro impatto sulle finanze pubbliche. Quali saranno gli effetti concreti di queste aperture teoriche è Renzi a spiegarlo attraverso i due esempi che ha portato all'attenzione degli altri 27 leader.”Il primo è il problema della procedura dei pagamenti dei debiti della P.A.,è giusto che si apra la procedura,ma se contemporaneamente l'Italia fa una riforma strutturale che con la fatturazione elettronica consente pagamenti a 30 giorni e combatte l'evasione,l'Europa deve consentire una soluzione tampone per i debiti ancora da pagare…il secondo esempio è sul co-finanziamento nazionale dei fondi europei…se la parte italiana è bloccata dal Patto di stabilità,diventa cosciente che anche quello sforzo per investimenti va a pesare sul debito e quindi è soggetto ai richiami di Bruxelles”. La speranza,da verificare però sul campo,è che da ora possa partire un interpretazione diversa delle regole che sleghi un pò le mani ai Paesi.

Non basta però un testo a cambiare verso all'Europa,occorrerà inoltre un Commissario agli Affari Economici che interpreti al meglio le esigenze dei Governi,aiutandoli nella loro opera di riforma e rilancio della competitività.”Il classico caso di miglior uso della flessibilità è quando sei nel braccio preventivo del Patto di Stabilità e sei sotto il limite del 3%,già oggi la Commissione ha la possibilità di non tenere conto dei progetti cofinanziati,la cui spesa non viene aggiunta al deficit…nel caso in cui un Paese fosse troppo vicino al 3% e facendo gli investimenti lo supererebbe,lo stesso entrerebbe nel braccio correttivo,ed in quel caso sarebbe la Commissione a decidere caso per caso”,ha concluso la Merkel.

 

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