La partita sulle nuove norme per ridurre l'uso delle buste di plastica "Light" a Bruxelles va avanti e sta per entrare in una fase decisiva e delicata visto che gli Stati sembrano essere divisi.

La partita sulle nuove norme per ridurre l'uso delle buste di plastica light a Bruxelles va avanti e sta per entrare in una fase decisiva e delicata,visto che gli Stati sembrano essere divisi.Per l'Italia incassare un accordo fra le istituzioni europee è una priorità del semestre di presidenza,ma il dossier attualmente suscita ancora forti divisioni fra i 28 Stati membri.Una sua risoluzione potrebbe finalmente chiudere la procedura d'infrazione aperta contro il Belpaese per il divieto di uso dei sacchetti di plastica non biodegradabili introdotto nel 2011 e che pende tuttora come una spada di Damocle sui negoziati.Le discussioni tra Parlamento europeo,Commissione Ue e Consiglio Ue sono state fissate per metà Ottobre.

Il nuovo Europarlamento sembra pronto a dare battaglia,dopo aver investito con un voto unanime come negoziatore Margrete Auken,la relatrice danese dei Verdi della proposta approvata dalla precedente Assemblea di Strasburgo.Gli Eurodeputati chiedono target di riduzione vincolanti,almeno il 50% entro il 2017 e dell'80% entro il 2019 rispetto al 2010,per le buste di plastica “Light” e l'obbligo di farle pagare ai clienti.Target e obblighi di cui alcuni Stati membri,come Gran Bretagna e Polonia,non vogliono sentir parlare.A tutto ciò va ad aggiungersi il fatto che in Consiglio non c'è ancora una definizione condivisa di busta di plastica,di quali siano quelle ultraleggere e un'intesa sulle modalità di calcolo dei dati di consumo nazionali,ha riferito una fonte europea.

”I cittadini vogliono che qualcosa venga fatto”,ha dichiarato Auken dall'Europarlamento,sostenuta da tutti i gruppi politici e ottimista su un possibile accordo entro Natale.”Farò tutto quello che è in mio potere per mantenere i target il più possibile forti”ha continuato l'Eurodeputata danese,che ha difeso a spada tratta l'efficacia del meccanismo di far pagare le buste per ridurne il consumo usa e getta,ma anche la scelta di sostituire gradualmente i sacchetti di plastica per confezionare gli alimenti con quelli biodegradabili e comportabili,o in carta riciclata.Un nodo chiave,questo,per i negoziati e per l'Italia che si sta battendo per la distinzione dei sacchetti biodegradabili e compostabili dagli altri,non solo perché fiore all'occhiello della propria industria verde,ma anche perché senza questo distinguo si affonderebbe nella procedura d'infrazione.

C’è da sottolineare però che buona parte degli Stati membri,ad oggi e come detto,è contraria a concedere uno statuto privilegiato ai sacchetti biodegradabili e compostabili.Certo è che dalla reale volontà dei Paesi europei di adottare misure e da quanto l'Europarlamento sarà radicale nelle sue richieste dipenderà il margine di manovra di un possibile compromesso,da centrare entro Natale. 

 

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