Ieri la Commissione europea ha presentato la proposta legislativa inerente alla riforma del Mercato europeo della CO2 (Ets) post 2020, volta a centrare i target sul fronte clima/energia per il 2030. Qualora si volesse davvero raggiungere gli obiettivi del 40% di riduzione di CO2 rispetto al 1990, del 27% di energia da rinnovabili e di aumento del 27% di efficienza energetica, si dovrebbe rivedere il mercato della CO2, caratterizzato, ad oggi, da un eccesso di quote disponibili e da un prezzo considerato troppo basso del carbonio, in modo da promuovere una riduzione delle emissioni inquinanti.
Il primo fattore a cambiare sarà quello lineare di riduzione delle quote a disposizione, che dall'attuale 1,74% del periodo 2013/2020, che taglierà circa 38 milioni di permessi ogni anno, passerà al 2,2% a partire dal 2021, con una fenditura annuale di circa 48 milioni di quote. La parte inerente ai permessi che andrà all'asta rimarrà la medesima, ovvero il 57% e il resto sarà costituito da quelli gratuiti, che saranno distribuiti favorendo i settori dell'industria più energivori e ad alto rischio delocalizzazione.