“Tutti gli Stati membri potranno esigere che i cittadini di Paesi terzi superino un esame di integrazione civica preliminarmente al ricongiungimento familiare”. Ciò è quanto deciso dalla Corte di Giustizia europea che, però, ha sottolineato che l'esercizio di tale diritto non debba essere reso particolarmente difficile. Il tutto nasce da un ricorso presentato in Olanda e volto a porre in evidenza come gli Stati abbiano il diritto di rilasciare il permesso d’ingresso sul proprio territorio a patto che vi siano condizioni preliminari d’integrazione, acquisendo le nozioni minime tanto della lingua, quanto della società dello Stato ospitante.
“Tenuto contro del livello elementare delle conoscenze richieste tale situazione non arreca, di per sé, pregiudizio all'obbligo di ricongiungimento previsto dalle norme europee….il fine di tali misure, pertanto, è quello di facilitare l'integrazione e non il contrario…in tal senso, circostanze individuali particolari, il livello di educazione, l’età, la situazione finanziaria, o condizioni di salute devono essere prese in considerazione al momento di valutazione dell'esame”, hanno comunicato i giudici Ue.