Strasburgo ha dichiarato inammissibile il ricorso collettivo con il quale gli azionisti italiani Sns chiedevano che la procedura di esproprio a loro carico avesse violato il loro diritto ad un equo processo. Il tutto ebbe inizio il 1° Febbraio del 2013, con la decisione del Ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem di nazionalizzare il gruppo bancario assicurativo Sns,ovvero il quarto del Paese per dimensioni, giunto ormai sull'orlo del fallimento in seguito agli effetti della crisi finanziaria del 2008. Un operazione costata complessivamente 3,7 miliardi di Euro.
In virtù di tutto ciò un gruppo formato da 365 privati cittadini italiani e 9 Società,tra cui due con base a San Marino, si rivolse ai giudici della Corte europea dei Diritti Umani, sostenendo di essere stato penalizzato soprattutto dai tempi brevissimi che gli erano stati concessi per preparare la difesa e per non aver avuto accesso in tempo utile a diversi documenti cruciali.
I giudici di Strasburgo, nel dichiarare il ricorso inammissibile, hanno ritenuto che i dieci giorni concessi dal governo olandese agli azionisti per opporsi alla nazionalizzazione della Banca non furono pochi da rendere la procedura ingiusta e che l'urgenza di salvare l'intero sistema bancario imponeva una decisione in tempi rapidissimi.