La Corte europea dei Diritti Umani, all’unanimità, ha stabilito che la condanna di tre giornalisti che illegalmente intercettavano le comunicazioni radio delle forze dell'ordine non ha violato il loro diritto alla libertà di stampa e d'espressione. Il tutto è stato deciso nella sentenza sul ricorso introdotto nel 2009 dal Direttore Claudio Brambilla e due Redattori, Daniele De Salvo e Fabrizio Alfano, del Quotidiano telematico lecchese Merateonline.
Nel ricorso i tre giornalisti hanno sostenuto che la perquisizione della loro auto e della Redazione, il sequestro degli apparecchi radiofonici, da parte dei Carabinieri nell'Agosto del 2002 e la loro condanna nel 2007 da parte della Corte d'Appello di Milano, poi confermata nel 2008 dalla Corte di Cassazione, hanno violato il loro diritto alla libertà d'espressione protetto dall'Articolo 10 della Convenzione europea dei Diritti Umani.
I togati di Strasburgo hanno invece stabilito che tutte le misure prese nei loro confronti erano previste dalla legge e che le stesse misure avevano un fine legittimo. Nell'assolvere l'operato di Carabinieri e Magistratura, la Corte europea dei Diritti Umani ha affermato inoltre che i giornalisti sono tenuti ad operare in modo responsabile e che tale responsabilità non riguarda unicamente il contenuto delle informazioni che raccolgono e diffondono, ma anche la legalità del loro comportamento, in particolare nei loro rapporti con le autorità durante l'esercizio delle proprie funzioni giornalistiche, sottolineando infine che nonostante il ruolo essenziale che ricoprono i media in una società democratica, i giornalisti non sono in principio dispensati, in virtù della protezione che gli offre l'Articolo 10 della Convenzione europea dei Diritti Umani, dal dover rispettare le leggi.
Tratto da:
Ansa Europa